L’idea di trattare l’argomento dell’alternativa all’uso dei farmaci nei vari disturbi psichici nasce dall’osservazione, nell’ambito dei corsi di yoga dove insegno, in particolar modo in quelli che realizzo con i ragazzi universitari, di una situazione a mio avviso preoccupante: e cioè del fatto che in molti, soprattutto tra i giovani siano indirizzati tranquillamente a far uso di psicofarmaci per trattare ansie, angosce e banali mal di testa.
Il tutto senza avere una reale presa di coscienza sui rischi in cui si può incorrere nell’assunzione prolungata di tali farmaci; primo tra tutti quello della dipendenza.
Questa situazione, credo, sia il risultato dell’effettiva mancanza di conoscenza di quelli che possono essere le controindicazioni nell’uso dei vari psicofarmaci ma anche del fatto che non vengono spesso proposte all’individuo che si rivolge agli specialisti del settore strumenti alternativi con cui affrontare e risolvere le varie problematiche.
I disturbi su cui mi vorrei soffermare oggi sono quelli dove la richiesta di aiuto è maggiore e che interessano buona parte della popolazione ; essi rientrano nella categoria dei disturbi di ansia (che comprende i disturbi di ansia generalizzata, gli attacchi di panico, le varie fobie-sociale, specifica , i disturbi ossessivo-compulsivo, distrubo acuto da stress).
I distrubi d’ansia spingono ben sette milioni e mezzo di italiani a essere consumatori abituali di “ansiolitici”; oltre a questi sembra che altri cinque milioni di persone soffrano di ansia, o semplicemente credano di soffrirne. Secondo la psicologia tali disturbi sono considerati come la degenerazione di una reazione emotiva facente parte del nostro bagaglio genetico emotivo. Esiste infatti un’ansia di tipo “fisiologico” che rappresenterebbe uno stato psicologico e corporeo dell’essere umano nei confronti delle vicissitudini della vita; stato che si differenzia come manifestazione dai disturbi d’ansia veri e propri.
(Facciamo un esempio: quando una persona deve affrontare una prova entra in genere in lieve stato ansioso. Il suo corpo e la sua psiche si "orientano" verso l’imminente evento quasi per prepararsi a risolverlo nel miglior modo possibile. In questo caso l’ansia "moderata" e di breve durata sembra essere un segno di adattamento dell’individuo a una situazione ambientale che gli richiede risposte soddisfacenti. L’aumento dell’attenzione, della concentrazione, della memoria, della tensione muscolare e di altre funzioni psicofisiche (come per esempio l’innalzamento della pressione del sangue, del battito cardiaco) è considerato come una sorta di "carica energetica" finalizzata al superamento della prova. Tuttavia quando in altre situazioni questo stato è continuo oppure diviene troppo intenso provoca al contrario, la "caduta" delle funzioni sopra descritte. In altre parole la persona può perdere memoria, concentrazione, essere disattenta, sentirsi troppo stanca e improvvisamente "vuota" dal punto di vista mentale tanto da essere incapace di adeguarsi normalmente alla vita di tutti i giorni. Questo caso rientra nel campo dei lievi disturbi ansiosi).
L’attacco di panico è caratterizzato da un’improvvisa e inaspettata sensazione di terrore e angoscia durante la quale nel giro di pochi minuti possono apparire diversi sintomi come palpitazioni, sudorazione, tremori, sensazione di soffocamento dolore o fastidio al pettonausea o disturbi addominali sensazioni di sbandamento, o di svenimento; derealizzazione (sensazione di rrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da sé stessi); paura di perdere il controllo o di impazzire; di morire; brividi o vampate di calore.
Una delle possibili complicazioni degli attacchi di panico, soprattutto quando sono ripetuti, è che la maggior parte delle persone via via sviluppa un’ansia "anticipatoria" (cioè la paura di nuovi episodi di panico) e conseguentemente cerca di evitare le situazioni che sono state associate agli attacchi; ne consegue un certo isolamento.
I trattamenti abitualmente adottati prevedono:
La terapia farmacologica: largamente usata, si prescrive solitamente per brevi periodi dato che generalmente si sviluppano fenomeni di assuefazione e dipendenza, che spingono l’individuo ad assumere quantità sempre maggiori di farmaci. Tra gli effetti collaterali di questi farmaci troviamo la sonnolenza, l’aumento del peso, i disturbi cutanei, mal di testa, impotenza, vertigini, irregolarita’ mestruali. Inoltre, in alcuni casi, l’interruzione dell’uso di questi farmaci può a breve o a lungo termire far riapparire, anche in maniera amplificata, i sintomi iniziali associati ad altri nuovi. Solitamente la terapia farmacologica è affiancata dalla psicoterapia di tipo congitivo-comportamentale che è orientata a correggere attraverso tecniche pratiche (incluse tecniche di rilassamento) i comportamenti disfunzionali e a trasformare certi schemi fissi di ragionamento considerati la causa dei sintomi. Il distrubo d’Ansia Generalizzato è invece caratterizzato, da almeno sei mesi di ansia e preoccupazioni incontrollate presenti per la maggior parte della giornata; che compromettono negativamente il sonno, l’umore e la concentrazione, creano tensioni muscolari e affaticabilità; tachicardia, vertigini, bocca secca, sudorazione aumentata, formicolii. Il trattamento è sempre farmacologico con ansiolitici associati alla terapia di tipo cognitvo-comportamentale o psicodinamica.
Secondo l’insegnamento Yoga, le varie disfunsioni di ordine fisico, psichico e mentale con cui l’essere umano si confronta, riflettono l’incapacità di distribuire in modo adeguato l’ energia nei vari centri nervosi che sono presenti in ogni individuo. L’assunto di base da cui si parte è quello secondo il quale questi centri nervosi chiamati Chakra rappresentano dei punti-focolai di emissione e ricezione dell’energia dell’essere; in questi punti a livello bioenergetico l’energia ha una maggiore concentrazione e dal punto di vista anatomico i nervi si uniscono per formare i più importanti plessi ( come il cardiaco, solare..). Questi centri presentano delle caratteristiche specifiche che l’individuo manifesta nel momento in cui ha una predominanza energetica in uno o più di essi; inoltre regolano l’attività delle ghiandole e degli organi che gli corrispondono dal punto vista anatomico (ad es. Anahata Chakra-centro plessocardiaco-controlla l’attività del cuore, polmoni ecc..- cartteristiche affettività elevata, amore puro, l’altruismo ecc..) Secondo questa visione i disturbi di ansia sono l’espressione di uno squilibrio energetico a livello di tre Chakra: Muladhara, Manipura e Anahata,
Il primo di questi Chakra, Muladhara (alla base della colonna vertebrale) è legato principalmente all’istinto di conservazione, alla preoccupazione per la sopravvivenza fisica e corporea, all’aspetto più materiale dell’essere; una sua attivazione disarmoniosa si esprime con paura eccessiva di essere attaccati, annientati, di perdere il controllo. Facendo un parallelismo con la classificazione dei disturbi di ansia possiamo osservare una similitudine tra le caratteristiche precedentemente enunciate e alcuni dei sintomi come la paura di impazzire o perdere il controllo; la sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento; la paura di morire. Possiamo osservare inoltre come nell’ansia da prestazione professionale o nelle fobie sociali è sempre il piano materiale ad essere implicato come manifestazione della disarmonia in Muladhara Chakra. Lo squilibrio energetico riguarda abbiamo detto anche il terzo Chakra Manipura ( due cm sotto l’ombelico) centro che controlla l’attività del plesso solare e che troviamo legato principalmente al dinamismo dell’essere, alla passionalità, al controllo; la sua attivazione disarmoniosa si esprime in un comportamento caratterizzato dalle dinamiche dominio/sottomissione.
In alcune manifestazioni d’ansia, come l’agorafobia, le dinamiche psicologiche sottostanti il disturbo riguardano appunto il conflitto tra dipendenza e indipendenza presente nell’individuo; in sintesi, il disturbo spesso è una modalità attuata per avere il controllo di sé e dell’altro e addirittura è una modalità di sadicizzare l’altro (in quanto spesso l’accompagnatore si logora e si estenua). La correlazione può continuare tra la paura di perdere il controllo, propria dei disturbi di ansia, e l’impulsività e l’irrascibilità proprie di un’energia eccessiva e non controllata in Manipura Chakra. Come sintomi fisici dell’ansia espressione dello squilibrio energetico in Manipura abbiamo la nausea, i disturbi addominali, vampate di calore ecc.
Anahata Chakra (situato al centro del petto) controlla il plesso cardiaco ed è legato alle emozioni, all’affettività e all’empatia dell’individuo. Possiamo osservare come gli attacchi di panico, si presentano spesso in situazioni di separazione e di abbandono (per questo vengono solitamente esplorate le tematiche riguardanti la dipendenza del soggetto); inoltre una manifestazione tipica della disarmonia di Anahata è l’agitazione mentale e fisica che ritroviamo nei disturbi d’ansia come palpitazioni, sensazione di soffocamento, dolore o fastidio al petto La modalità elettiva per ricreare l’equilibrio e per armonizzare l’energie nei Chakra è rappresentata dall’Hatha Yoga: gli asana infatti permettono lo scorrimento delle energie nell’essere e la loro distribuzione armoniosa; nel caso dei disturdi d’ansia è necessario quindi impostare una pratica quotidiana e costante che prediliga le posture che attivano i tre chakra su menzionati. Attraverso la pratica yoga oltre ad agire su quelli che sono i sintomi fisici , quindi sul corpo, si lavora anche sul piano mentale e psichico; in tal modo è possibile arrivare ad avere una maggiore autostima, si accresce la fiducia in se stessi, e la forza interiore. La realizzazione di tecniche di rilassamento (presenti anche nella terapia di tipo comportamentale) e di tecniche di training autogeno permetteno un rilassamento dei vasi sanguigni, una riduzione della tensione muscolare, un maggiore afflusso di sangue in quasi tutti gli organi e una migliore funzione respiratoria. Nello specifico è raccomandata la realizzazione di Yoga Nidra (= sonno yoga), un metodo yogico che permette di entrare in uno speciale sonno yogico senza sogni in cui la coscienza resta sospesa ma iper vigile e appare un rilassamento profondo a livello muscolare, nervoso e psichico.Durante la realizzazione di questa tecnica la coscienza entra in contatto con le energie benefiche del macrocosmo raffinando il suo livello, e l’essere sperimenta uno stato di straordinaria pienezza.
Eseguire una respirazione consapevole permette, se praticata sistematicamente di mantenere uno stato di distensione mentale e di calma; nello specifico è indicato realizzare nei momenti di crisi (quando il respiro diventa affannoso o si ha la sensazione di "mancanza d’aria") delle respirazioni profonde e addominali La pratica della meditazione sia specifica sull’attivazione dei Chakra che realizzata con i mantra, da parte di colui che ha ricevuto l’iniziazione da un Maestro, permette di sperimentare e acquistare sia uno stato di distacco che di sviluppare una prospettiva di analisi dei problemi e delle situazioni più ampia, con una conseguente stabilità emozionale. E’ possibile inoltre abbinare una terapia a base di piante officinali come valeriana, menta, basilico, ashwaganda e iperico o utilizzare i fiori di Bach, o l’omeopatia; tali trattamenti non hanno controindicazioni, né effetti collaterali e non creano assuefazione. L’oligoterapia (cura con i minerali) consiglia per lo stato ansioso di assumere manganese – cobalto. È possibile aiutarsi con la cromoterapia utilizzando il blu e il giallo sia nell’abbigliamento che come forma di trattamento; indicati sono la pranoterapia. e la musicoterapia. E’ bene inoltre utilizzare delle idee forza del tipo “sono sereno, tranquillo e in pace con me stesso e con tutto quello che mi circonda”che permettono di dinamizzare il subconscio in maniera positiva. L’idea sarà ripetuta appena svegli e prima di addormentarsi per 21 volte; durante la giornata è bene utilizzarla per controllare le fluttuazioni mentali; la dinamizzazione del subconscio si ottiene inoltre scrivendo e e tenendo la rispettiva frase in posti accessibili al nostro sguado.
Trascorrere del tempo in mezzo alla natura è un’ottima modalità per ricreare un contatto con se stessi e per ristabilire uno stato interiore di tranquillità. Anche l’alimentazione va curata, evitando sostanze eccitanti come caffè, tè, cioccolata, cacao, coca-cola e droghe eccitanti come zafferano, pepe, curry. Sembra che esista per curare l’ansia un esame "bioelettronico", non invasivo e chiamato Vega test, attraverso il quale si possono individuare classi di alimenti (lieviti, latte e derivati, cereali) che spesso favoriscono le reattività ansiose e che perciò vengono eliminati dalla dieta. Per ultimo ma non per questo meno importante sarebbe bene imparare a volersi realmente bene ad avere più fiducia in se stessi e avere una visione più positiva della realtà che ci circonda; imparare a lasciare che le cose scorrano senza vivere nell’affanno, a rapportarsi a qualcosa di Superiore che ci permetta di sperimentare uno stato di abbandono attivo e consapevole a ciò che la vita ci riserva..
Il tutto senza avere una reale presa di coscienza sui rischi in cui si può incorrere nell’assunzione prolungata di tali farmaci; primo tra tutti quello della dipendenza.
Questa situazione, credo, sia il risultato dell’effettiva mancanza di conoscenza di quelli che possono essere le controindicazioni nell’uso dei vari psicofarmaci ma anche del fatto che non vengono spesso proposte all’individuo che si rivolge agli specialisti del settore strumenti alternativi con cui affrontare e risolvere le varie problematiche.
I disturbi su cui mi vorrei soffermare oggi sono quelli dove la richiesta di aiuto è maggiore e che interessano buona parte della popolazione ; essi rientrano nella categoria dei disturbi di ansia (che comprende i disturbi di ansia generalizzata, gli attacchi di panico, le varie fobie-sociale, specifica , i disturbi ossessivo-compulsivo, distrubo acuto da stress).
I distrubi d’ansia spingono ben sette milioni e mezzo di italiani a essere consumatori abituali di “ansiolitici”; oltre a questi sembra che altri cinque milioni di persone soffrano di ansia, o semplicemente credano di soffrirne. Secondo la psicologia tali disturbi sono considerati come la degenerazione di una reazione emotiva facente parte del nostro bagaglio genetico emotivo. Esiste infatti un’ansia di tipo “fisiologico” che rappresenterebbe uno stato psicologico e corporeo dell’essere umano nei confronti delle vicissitudini della vita; stato che si differenzia come manifestazione dai disturbi d’ansia veri e propri.
(Facciamo un esempio: quando una persona deve affrontare una prova entra in genere in lieve stato ansioso. Il suo corpo e la sua psiche si "orientano" verso l’imminente evento quasi per prepararsi a risolverlo nel miglior modo possibile. In questo caso l’ansia "moderata" e di breve durata sembra essere un segno di adattamento dell’individuo a una situazione ambientale che gli richiede risposte soddisfacenti. L’aumento dell’attenzione, della concentrazione, della memoria, della tensione muscolare e di altre funzioni psicofisiche (come per esempio l’innalzamento della pressione del sangue, del battito cardiaco) è considerato come una sorta di "carica energetica" finalizzata al superamento della prova. Tuttavia quando in altre situazioni questo stato è continuo oppure diviene troppo intenso provoca al contrario, la "caduta" delle funzioni sopra descritte. In altre parole la persona può perdere memoria, concentrazione, essere disattenta, sentirsi troppo stanca e improvvisamente "vuota" dal punto di vista mentale tanto da essere incapace di adeguarsi normalmente alla vita di tutti i giorni. Questo caso rientra nel campo dei lievi disturbi ansiosi).
L’attacco di panico è caratterizzato da un’improvvisa e inaspettata sensazione di terrore e angoscia durante la quale nel giro di pochi minuti possono apparire diversi sintomi come palpitazioni, sudorazione, tremori, sensazione di soffocamento dolore o fastidio al pettonausea o disturbi addominali sensazioni di sbandamento, o di svenimento; derealizzazione (sensazione di rrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da sé stessi); paura di perdere il controllo o di impazzire; di morire; brividi o vampate di calore.
Una delle possibili complicazioni degli attacchi di panico, soprattutto quando sono ripetuti, è che la maggior parte delle persone via via sviluppa un’ansia "anticipatoria" (cioè la paura di nuovi episodi di panico) e conseguentemente cerca di evitare le situazioni che sono state associate agli attacchi; ne consegue un certo isolamento.
I trattamenti abitualmente adottati prevedono:
La terapia farmacologica: largamente usata, si prescrive solitamente per brevi periodi dato che generalmente si sviluppano fenomeni di assuefazione e dipendenza, che spingono l’individuo ad assumere quantità sempre maggiori di farmaci. Tra gli effetti collaterali di questi farmaci troviamo la sonnolenza, l’aumento del peso, i disturbi cutanei, mal di testa, impotenza, vertigini, irregolarita’ mestruali. Inoltre, in alcuni casi, l’interruzione dell’uso di questi farmaci può a breve o a lungo termire far riapparire, anche in maniera amplificata, i sintomi iniziali associati ad altri nuovi. Solitamente la terapia farmacologica è affiancata dalla psicoterapia di tipo congitivo-comportamentale che è orientata a correggere attraverso tecniche pratiche (incluse tecniche di rilassamento) i comportamenti disfunzionali e a trasformare certi schemi fissi di ragionamento considerati la causa dei sintomi. Il distrubo d’Ansia Generalizzato è invece caratterizzato, da almeno sei mesi di ansia e preoccupazioni incontrollate presenti per la maggior parte della giornata; che compromettono negativamente il sonno, l’umore e la concentrazione, creano tensioni muscolari e affaticabilità; tachicardia, vertigini, bocca secca, sudorazione aumentata, formicolii. Il trattamento è sempre farmacologico con ansiolitici associati alla terapia di tipo cognitvo-comportamentale o psicodinamica.
Secondo l’insegnamento Yoga, le varie disfunsioni di ordine fisico, psichico e mentale con cui l’essere umano si confronta, riflettono l’incapacità di distribuire in modo adeguato l’ energia nei vari centri nervosi che sono presenti in ogni individuo. L’assunto di base da cui si parte è quello secondo il quale questi centri nervosi chiamati Chakra rappresentano dei punti-focolai di emissione e ricezione dell’energia dell’essere; in questi punti a livello bioenergetico l’energia ha una maggiore concentrazione e dal punto di vista anatomico i nervi si uniscono per formare i più importanti plessi ( come il cardiaco, solare..). Questi centri presentano delle caratteristiche specifiche che l’individuo manifesta nel momento in cui ha una predominanza energetica in uno o più di essi; inoltre regolano l’attività delle ghiandole e degli organi che gli corrispondono dal punto vista anatomico (ad es. Anahata Chakra-centro plessocardiaco-controlla l’attività del cuore, polmoni ecc..- cartteristiche affettività elevata, amore puro, l’altruismo ecc..) Secondo questa visione i disturbi di ansia sono l’espressione di uno squilibrio energetico a livello di tre Chakra: Muladhara, Manipura e Anahata,
Il primo di questi Chakra, Muladhara (alla base della colonna vertebrale) è legato principalmente all’istinto di conservazione, alla preoccupazione per la sopravvivenza fisica e corporea, all’aspetto più materiale dell’essere; una sua attivazione disarmoniosa si esprime con paura eccessiva di essere attaccati, annientati, di perdere il controllo. Facendo un parallelismo con la classificazione dei disturbi di ansia possiamo osservare una similitudine tra le caratteristiche precedentemente enunciate e alcuni dei sintomi come la paura di impazzire o perdere il controllo; la sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento; la paura di morire. Possiamo osservare inoltre come nell’ansia da prestazione professionale o nelle fobie sociali è sempre il piano materiale ad essere implicato come manifestazione della disarmonia in Muladhara Chakra. Lo squilibrio energetico riguarda abbiamo detto anche il terzo Chakra Manipura ( due cm sotto l’ombelico) centro che controlla l’attività del plesso solare e che troviamo legato principalmente al dinamismo dell’essere, alla passionalità, al controllo; la sua attivazione disarmoniosa si esprime in un comportamento caratterizzato dalle dinamiche dominio/sottomissione.
In alcune manifestazioni d’ansia, come l’agorafobia, le dinamiche psicologiche sottostanti il disturbo riguardano appunto il conflitto tra dipendenza e indipendenza presente nell’individuo; in sintesi, il disturbo spesso è una modalità attuata per avere il controllo di sé e dell’altro e addirittura è una modalità di sadicizzare l’altro (in quanto spesso l’accompagnatore si logora e si estenua). La correlazione può continuare tra la paura di perdere il controllo, propria dei disturbi di ansia, e l’impulsività e l’irrascibilità proprie di un’energia eccessiva e non controllata in Manipura Chakra. Come sintomi fisici dell’ansia espressione dello squilibrio energetico in Manipura abbiamo la nausea, i disturbi addominali, vampate di calore ecc.
Anahata Chakra (situato al centro del petto) controlla il plesso cardiaco ed è legato alle emozioni, all’affettività e all’empatia dell’individuo. Possiamo osservare come gli attacchi di panico, si presentano spesso in situazioni di separazione e di abbandono (per questo vengono solitamente esplorate le tematiche riguardanti la dipendenza del soggetto); inoltre una manifestazione tipica della disarmonia di Anahata è l’agitazione mentale e fisica che ritroviamo nei disturbi d’ansia come palpitazioni, sensazione di soffocamento, dolore o fastidio al petto La modalità elettiva per ricreare l’equilibrio e per armonizzare l’energie nei Chakra è rappresentata dall’Hatha Yoga: gli asana infatti permettono lo scorrimento delle energie nell’essere e la loro distribuzione armoniosa; nel caso dei disturdi d’ansia è necessario quindi impostare una pratica quotidiana e costante che prediliga le posture che attivano i tre chakra su menzionati. Attraverso la pratica yoga oltre ad agire su quelli che sono i sintomi fisici , quindi sul corpo, si lavora anche sul piano mentale e psichico; in tal modo è possibile arrivare ad avere una maggiore autostima, si accresce la fiducia in se stessi, e la forza interiore. La realizzazione di tecniche di rilassamento (presenti anche nella terapia di tipo comportamentale) e di tecniche di training autogeno permetteno un rilassamento dei vasi sanguigni, una riduzione della tensione muscolare, un maggiore afflusso di sangue in quasi tutti gli organi e una migliore funzione respiratoria. Nello specifico è raccomandata la realizzazione di Yoga Nidra (= sonno yoga), un metodo yogico che permette di entrare in uno speciale sonno yogico senza sogni in cui la coscienza resta sospesa ma iper vigile e appare un rilassamento profondo a livello muscolare, nervoso e psichico.Durante la realizzazione di questa tecnica la coscienza entra in contatto con le energie benefiche del macrocosmo raffinando il suo livello, e l’essere sperimenta uno stato di straordinaria pienezza.
Eseguire una respirazione consapevole permette, se praticata sistematicamente di mantenere uno stato di distensione mentale e di calma; nello specifico è indicato realizzare nei momenti di crisi (quando il respiro diventa affannoso o si ha la sensazione di "mancanza d’aria") delle respirazioni profonde e addominali La pratica della meditazione sia specifica sull’attivazione dei Chakra che realizzata con i mantra, da parte di colui che ha ricevuto l’iniziazione da un Maestro, permette di sperimentare e acquistare sia uno stato di distacco che di sviluppare una prospettiva di analisi dei problemi e delle situazioni più ampia, con una conseguente stabilità emozionale. E’ possibile inoltre abbinare una terapia a base di piante officinali come valeriana, menta, basilico, ashwaganda e iperico o utilizzare i fiori di Bach, o l’omeopatia; tali trattamenti non hanno controindicazioni, né effetti collaterali e non creano assuefazione. L’oligoterapia (cura con i minerali) consiglia per lo stato ansioso di assumere manganese – cobalto. È possibile aiutarsi con la cromoterapia utilizzando il blu e il giallo sia nell’abbigliamento che come forma di trattamento; indicati sono la pranoterapia. e la musicoterapia. E’ bene inoltre utilizzare delle idee forza del tipo “sono sereno, tranquillo e in pace con me stesso e con tutto quello che mi circonda”che permettono di dinamizzare il subconscio in maniera positiva. L’idea sarà ripetuta appena svegli e prima di addormentarsi per 21 volte; durante la giornata è bene utilizzarla per controllare le fluttuazioni mentali; la dinamizzazione del subconscio si ottiene inoltre scrivendo e e tenendo la rispettiva frase in posti accessibili al nostro sguado.
Trascorrere del tempo in mezzo alla natura è un’ottima modalità per ricreare un contatto con se stessi e per ristabilire uno stato interiore di tranquillità. Anche l’alimentazione va curata, evitando sostanze eccitanti come caffè, tè, cioccolata, cacao, coca-cola e droghe eccitanti come zafferano, pepe, curry. Sembra che esista per curare l’ansia un esame "bioelettronico", non invasivo e chiamato Vega test, attraverso il quale si possono individuare classi di alimenti (lieviti, latte e derivati, cereali) che spesso favoriscono le reattività ansiose e che perciò vengono eliminati dalla dieta. Per ultimo ma non per questo meno importante sarebbe bene imparare a volersi realmente bene ad avere più fiducia in se stessi e avere una visione più positiva della realtà che ci circonda; imparare a lasciare che le cose scorrano senza vivere nell’affanno, a rapportarsi a qualcosa di Superiore che ci permetta di sperimentare uno stato di abbandono attivo e consapevole a ciò che la vita ci riserva..